Villa d'Este a Tivoli: il piccolo parco delle meraviglie
Il parco di Villa d'Este a Tivoli ha sempre destato nello spettatore meraviglia e incredulità, tanto che il nome stesso del luogo che ospita la villa, Tivoli appunto, è diventato, in varie parti del mondo, sinonimo di parco giochi. Ma cosa aveva di così speciale questa villa? Perché venne presa a modello per tutte le ville d'Europa? Noi proviamo a spiegarvelo in questo articolo.
Quando si dice Tivoli...
Siete mai stati a Copenhagen? Anche se non ci siete mai andati forse saprete che una delle attrazioni principali della città sono i “Giardini di Tivoli” conosciuti anche semplicemente con il nome di “Tivoli”.
Si tratta di un famosissimo parco di divertimenti, inaugurato nel lontano 1843 e considerato tra l’altro il secondo più antico parco di divertimenti sopravvissuto intatto fino ai nostri giorni.
A dirla tutta, questo Giardino di Tivoli non è l’unico che si trovi nel mondo, ce ne erano diversi e pare che quello danese abbia preso il nome da un ormai non più esistente Giardino di Tivoli di Parigi, che era situato vicino all’attuale stazione di Saint-Lazare; anche nel caso parigino parliamo sempre di un parco di divertimenti.
Ma a quale luogo si ispirò il parco di Parigi? Alla nostra italianissima Tivoli e al suo giardino per eccellenza, quello della magnifica Villa d’Este.
L'originale è solo una: Villa d'Este
Era questa, anzi lo è ancora, una lussuosissima residenza rinascimentale della famiglia d’Este (oggi proprietà dello Stato Italiano), corredata da un vasto parco di poco più di 4 ettari, ricco di fontane e giochi d’acqua. Proprio questa sua peculiarità lo rese famosissimo nel mondo, sin dalla sua costruzione avvenuta quasi 500 anni fa e più precisamente nella seconda metà del Cinquecento.
All’epoca questo complesso rappresentò una novità assoluta nel panorama delle residenze nobiliari. Era infatti dai tempi antichi che un sito non veniva così massicciamente rimodellato, sfruttando tutta le potenzialità dell’acqua, dell’orografia e della natura del luogo. Sì, perché Villa d'Este non fu costruita su un territorio pianeggiante, ma collinare, lungo un pendio che digradava rapidamente a valle, ideale per un giardino con fontane.
E proprio l’acqua diventò protagonista assoluta della villa, dove verranno sperimentati tutti i suoi possibili effetti visivi ed acustici, come la simulazione dell’effetto della pioggia, dell’acqua in ebollizione, dei raggi del sole, addirittura di un diluvio e delle cascate del fiume Aniene. La gigantesca macchina idraulica alimentata direttamente dalla captazione del fiume Aniene (ed in passato anche da un acquedotto) viene mossa esclusivamente dalla forza di gravità, sfruttando il pendio naturale al di sotto del palazzo rinascimentale. Parliamo di 51 fontane e ninfei, con 398 zampilli, 364 getti, 64 cascate e cascatelle, 220 bacini, vasche e vaschette, 875 metri lineari di catene d’acqua e canali. Ed ancora una moltitudine di ventagli, veli, volte, tutto ciò solo plasmando l’acqua in molteplici forme.
Addirittura si riuscì a combinare acqua ed aria per poter ricreare i versi di svariati animali, soprattutto uccelli, ed i rumori delle armi rinascimentali, come le bombarde e gli archibugi. Vennero ricreati anche i suoni delle trombe e persino un organo idraulico (oggi nuovamente in funzione) che suonava solo grazie alla potenza della natura. L’organo era così spettacolare che papa Gregorio XIII, in visita alla villa, volle assolutamente parlare con i fontanieri e sincerarsi che l’organo suonasse autonomamente grazie al passaggio dell’acqua e dell’aria e che non ci fosse un organista nascosto all’interno della fontana!
Oltre che per tutti questi suoni e forme particolari, l’acqua veniva utilizzata anche per bagnare a sorpresa gli ospiti della villa che, ignari del pericolo, passeggiavano tra le fontane…erano i famosi “scherzi”. Proprio gli “scherzi” di questo “giardino delle meraviglie” hanno probabilmente contribuito con il loro ricordo alla denominazione data ai parchi di divertimento europei dell’Ottocento. Ma gli “scherzi” d’acqua non erano i soli divertimenti a disposizione dei visitatori e dei residenti di Villa d’Este. Esisteva, infatti, anche uno spazio deputato al gioco della pallacorda (una sorta di antenato del tennis) che all’epoca era già molto famoso in Francia e che per la prima volta, proprio qui, fu introdotto in Italia. Tra gli arredi interni del palazzo era presente anche un tavolo, coperto con un panno verde, per il gioco del “trucco”, una specie di antico biliardo.
Un’impresa così titanica non poteva certo passare inosservata, l’eco fu enorme in tutta Europa e la villa fu presa come modello tanto nel Rinascimento quanto nelle epoche successive, ed anche per tutto questo, Villa d’Este è entrata nel 2001 nel patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Il perché di una costruzione.
Lo spunto per la grandiosa impresa venne all’architetto Pirro Ligorio. Ad ispirarlo furono sia i monumentali resti della villa dell’imperatore Adriano, poco distanti dalla città di Tivoli, sia dalla conformazione del suolo tiburtino ricco di acqua e cascate.
Pirro Ligorio era uomo di fiducia del cardinale Ippolito II d’Este (governatore di Tivoli dal 1550, creatore e primo proprietario della villa) ed era al suo servizio come “antiquario”: egli per primo realizzò una ricostruzione planimetrica di Villa Adriana con una descrizione dei singoli edifici, corredata da disegni ed ipotesi ricostruttive che sono poi passate alla base della progettazione di Villa d’Este. Va considerato anche che il cardinale estense era probabilmente il prelato più ricco del suo tempo e che non badò a spese per la costruzione del suo rifugio tiburtino, arrivando a dilapidare tutto il suo cospicuo patrimonio, tanto da dover impegnare l’argenteria pur di portare a termine i lavori di alcune fontane per la visita di Papa Gregorio XIII nel 1572. Visita che consacrò ancora di più questa residenza considerata degna di un papa: dopotutto Ippolito II era il papa mancato di ben cinque conclavi!
Pirro Ligorio non fu però l'unico artista a lavorare per il cardinale, All'interno del palazzo troviamo affreschi di altissimo livello attribuiti a famosi artisti manieristi come Girolamo Muziano, Federico Zuccari, Cesare Nebbia, Livio Agresti. Nel Seicento, gli eredi del cardinale chiamarono a lavorare nella villa anche Gian Lorenzo Bernini, che creò nel giardino due fontane.
Spesso la fama del giardino ha offuscato l'importanza delle numerosissime e bellissime sale affrescate del palazzo, che in realtà costituiscono un tutt'uno con il resto del sito, tanto che alcuni motivi ricorrenti, quali il paesaggio e la storia tiburtina, l'araldica della famiglia e il mito di Ercole vengono riproposti in modi sempre nuovi per tutto il percorso tanto del palazzo che del giardino. Naturalmente questi temi servivano ad esaltare la gloria dell'antica famiglia di Ferrara agli occhi dei numerosissimi ospiti. Il risultato era garantito!
Altre piccole curiosità.
- Le spoglie di Ippolito II d'Este si trovano ancora oggi a Tivoli, nella chiesa di Santa Maria Maggiore: il cardinale volle essere sepolto accanto alla sua amata dimora.
- Gli abitanti di Tivoli chiamarono questa residenza "osteria dell'aquila bianca" (dallo stemma di famiglia degli Este) per via dei tanti visitatori (nobili, letterati, ecc...) provenienti da tutta Europa che alloggiavano presso la villa.
- Villa d'Este fu occupata nel XIX secolo dalle truppe francesi, che rubarono anche il piombo dalle condutture delle fontane!
- Frequenti furono i soggiorni di Franz Listz che qui creò diverse opere e Gabriele D'Annunzio dedicò due componimenti al giardino e alle fontane in esso contenute.
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