La Roma di Plautilla Bricci ne 'L'Architettrice' di Melania G.Mazzucco. Perchè leggerlo.
La Roma del Seicento era una Roma in costruzione. Molte delle sue bellezze architettoniche che oggi ammiriamo all'epoca non c'erano o stavano nascendo allora. Era una città ricca di contrasti e non semplice da vivere. Una città che spesso vi raccontiamo nei nostri tour e che qui fa da sfondo alla storia di Plautilla Bricci, prima "architettrice" della storia moderna.
Attenzione: questa non è la recensione di un libro. Almeno non nel senso classico del termine. Non è il nostro mestiere. Però vogliamo parlarvi del perché questo testo ci è piaciuto e perché secondo noi vale la pena leggere “l’Architettrice” anche se l’architettura e l’arte vi interessano poco.
La protagonista del libro è Plautilla Bricci, o Briccia, pittrice entrata a far parte dell'Accademia di San Luca e prima "architettrice" moderna (così si definisce lei stessa nel contratto per la costruzione di Villa del Vascello). Si tratta di un romanzo, ma tutto ciò che viene raccontato è frutto di un grandissimo lavoro di ricerca d'archivio compiuto dall'autrice stessa, con le dovute licenze che a tal genere letterario si addicono. Il testo, dunque, racconta la vita dell'artista, ma non è di questa che vogliamo parlare, per questo dovete leggere il libro.
Quello su cui ci vogliamo soffermare è il contorno, l'ambientazione, la Roma del Seicento.
Plautilla non vive isolata dal mondo, ma è un'anima viva della città di Roma e la Mazzucco ce la racconta benissimo. Ricostruisce strade, ambienti, stili di vita, fa rivivere personaggi dimenticati dai più, così come tra l'altro è stata la pittrice stessa.
Molto spesso nei nostri tour ci chiedete come era la vita in un determinato periodo storico o siamo noi stesse a raccontarvelo. Ecco, questo libro ci racconta proprio uno spaccato di vita di un secolo.
La Roma del Seicento
Siamo nella Roma nel XVII secolo. Una Roma in costruzione. Le meravigliose piazze che oggi vi mostriamo, come Piazza Navona o Piazza di Spagna, allora avevano un aspetto ben diverso. La scalinata di Trinità dei Monti non esisteva, l'attuale Palazzo Pamphilij non esisteva, la Basilica di San Pietro era una fabbrica continua (e in un capitolo del romanzo la protagonista si ritroverà proprio in mezzo a questa). Non c'erano tutti i grandi e ricchi palazzi, le case erano ben diverse, divise in isolati, borghi, e non c'erano neanche i grandi viali che oggi conosciamo. C'era però via del Corso. Era questa, con gli isolati vicini del Babuino e via Margutta, la zona degli artisti (come lo sarà anche nei secoli successivi), ed è qui intorno che gravita Plautilla per una buona parte del romanzo.
Era una città molto piccola rispetto a quella di adesso, divisa in rioni, in zone più o meno rispettabili. Trovare un alloggio adeguato non era facile, i cambi di casa erano molto frequenti, la stessa protagonista ne cambierà molte. Dal Babuino a Borgo, dai Banchi a Trastevere. Ogni cambio rispecchia un modo di vivere, un cambiamento sociale. A decidere quale zona fosse migliore di altre era anche il Tevere. Per noi oggi è strano immaginarlo, ma all'epoca le piene e le conseguenti esondazioni erano abbastanza frequenti e alcune zone si impaludavano più di altre. Già, impaludavano, perché le strade erano per lo più fatte di terra.
La città di Plautilla era una città per lo più povera, dove il divario con i ricchi era spietato. Una città piena di gente che si arrangia facendo lavori sottopagati, gente che viveva nell'incertezza, oltre che lavorativa, anche esistenziale. A quel tempo molti morivano giovani, per le più svariate malattie, altri, quelli che potevano permetterselo, riuscivano a guarire. Per le donne era frequente morire di parto e c'era una mortalità infantile altissima, sotto i cinque anni si moriva per niente. I funerali erano frequentissimi e i defunti si seppellivano nelle chiese vicino casa.
Era una città dura, spietata e violenta. Ma era anche una città allegra, viva, ricca di feste e di fervore artistico. La Roma in cui Plautilla si muove è una Roma che cambia in continuazione. L'avvicendarsi dei papi fa sì che ognuno di loro voglia lasciare il segno in campo architettonico, e così anche le loro famiglie. I più grandi artisti del tempo si trovano a lavorare in città: Bernini, Borromini, Pietro da Cortona, ed è in questo mondo che Plautilla deve inserirsi. Compito arduo...soprattutto perché donna.
La Roma del Seicento non era un luogo facile per il sesso femminile. Il racconto della Mazzucco ci presenta la protagonista come una fanciulla piuttosto libera, ma comunque imprigionata nelle convenzioni sociali del tempo, che voleva nelle donne solo mogli, madri o al massimo suore. Proibito affacciarsi alla finestra dopo il compimento di una certa età o uscire di casa senza essere accompagnata da un uomo. Tramite le conoscenze di Plautilla ci vengono descritte le dinamiche dei matrimoni, il modo con cui una famiglia "comoda" (così il padre della protagonista definiva la propria) poteva ricevere una dote per la figlia; e poi il mondo delle Zitelle e dei monasteri, seppur visti dall'esterno.
E i ricchi, i potenti? Ci sono anche loro, ma descritti dal punto di vista di chi lavorava per loro, come Elpidio, uno dei protagonisti del romanzo, amico e complice di Plautilla.
Come ogni romanzo che parla di un artista poi, c'è anche tanta arte. Fatta, progettata e raccontata. Gli intrecci che hanno portato all'emergere o alla caduta di uno o di un altro artista, la nascita e il declino di uno stile, l'arte al servizio della politica.
E poi, ovviamente c'è l'arte di Plautilla. Realizzata ma taciuta, nascosta. A volte involontariamente, come il dipinto della Madonna con il Bambino, ritenuto miracoloso tanto da cancellarne quasi del tutto l'artefice. Oppure volontariamente, come Villa Benedetta o del Vascello, attribuita sì a lei ma in collaborazione con il fratello Basilio. E poi la Cappella di San Luigi in San Luigi dei Francesi, altra sua opera architettonica e tanti altri dipinti.
Insomma, leggere L'Architettrice, oltre che farvi conoscere questa straordinaria artista, vi permetterà di aprire una finestra sulla Roma del 1600.
Alessia e Benedetta