La Centrale Montemartini: museo archeologico o sito di archeologia industriale?
Quando si parla di archeologia a Roma si pensa subito alle grandiose vestigia del passato come il Colosseo, i Fori imperiali, le grandi strutture templari, ma in realtà è possibile scoprire anche un altro tipo di archeologia: l'archeologia industriale. Penserete subito che sono due cose completamente diverse e che difficilmente le due cose possano convivere...e invece no! In città esiste un posto dove vecchi motori diesel, turbine e caldaie a vapore convivono, in una perfetta armonia, con statue e mosaici dell'antica Roma: è la Centrale Montemartini.
Un po' di storia...
La Centrale Montemartini, inaugurata il 30 giugno 1912, nasce per essere il primo impianto pubblico di produzione elettrica dell'allora "Azienda elettrica municipale" (oggi Acea), e fu intitolata l'anno successivo a Giovanni Montemartini, assessore allo sviluppo tecnologico della città e che tanto aveva voluto questo nuovo polo elettrico.
Al suo interno funzionavano affiancate turbine a vapore, con relative caldaie, e motori diesel, in un sistema di produzione misto che riusciva a rispondere perfettamente ai bisogni energetici della città.
Sempre all'avanguardia, la centrale sostituì i propri motori più volte nel corso degli anni di attività, tutti forniti dalla ditta Tosi di Legnano.
Durante la seconda guerra mondiale, sfuggita miracolosamente ai bombardamenti, fu l'unica che non smise mai di funzionare e la prima su cui si poté contare subito dopo la liberazione.
Ma gli anni passavano e le macchine, non più sostituite, si facevano sempre più obsolete e poco produttive, tanto che a metà degli anni '60 la centrale venne dismessa, chiudendo così un capitolo della storia energetica della città.
Il recupero
Abbandonata al degrado, il complesso, come era già accaduto per molti altri impianti, rischiava di essere abbattuto. Ma questa volta, fortunatamente, la storia prese un altro corso. La centrale venne restaurata, alcune macchine vennero tolte, altre invece furono pulite e messe in evidenza come esempio di recupero industriale, fino a fare dell'edificio un Art Center.
Nel 1997, una grande mostra, in collaborazione con i Musei Capitolini prestatori delle opere, intitolata Le macchine e gli dei, sperimentò per la prima volta l'accostamento tra macchine industriali e statue antiche, raccogliendo un successo incredibile, tanto da far decidere all'amministrazione comunale di mantenere permanente ciò che era nato come un esperimento provvisorio.
Era nato il Museo della Centrale Montemartini.
E oggi?
Oggi quando si entra nella Centrale si nota subito qualcosa di diverso, o meglio...si sente! Nonostante gli anni passati e i grandi lavori di recupero industriale, l'odore dell'antico impianto di produzione ci accoglie ancora, un odore leggero, non pungente, ma tanto basta a riportarci indietro a quando i motori diesel giravano e le caldaie a vapore venivano costantemente alimentate per produrre elettricità.
I vecchi ed enormi saloni sono stati riadattati a spazio museale. Seguendo un piccolo corridoio dove i volti ritratti degli antichi Romani ci guardano, arriviamo alla Sala delle colonne, dove sono esposti reperti di epoca repubblicana. Saliamo poi nella Sala macchine dove, tra i giganteschi motori diesel, fanno bella mostra statue di dei e resti di edifici scoperti nel centro della città, come il frontone del tempio di Apollo Sosiano o la colossale statua della dea Fortuna. Segue la Sala caldaie con le opere provenienti dagli Horti, ricche e lussuose residenze suburbane. E poi lo spettacolare corredo funerario della giovane Crepereia Tryphaena, ed infine, l'ultima acquisizione del museo: il Treno di Pio IX. Non un modellino, ma un treno vero!
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Alessia e Benedetta