Il Carnevale Romano

Il Carnevale Romano

ll Carnevale è una delle feste più amate e celebrate al mondo, da quello di Venezia a quello di Rio de Janeiro, le diversità e particolarità sono tantissime, ma quanti conoscono anche la storia e le origini del Carnevale Romano?

Il Carnevale di Roma non è una festa che si offre al popolo bensì una festa che il popolo offre a se stesso

Johann Wolfang Goethe, Viaggio in Italia

Se oggi ci chiedessero di pensare ad una città dove andare a festeggiare il Carnevale, certo non penseremmo a Roma. Eppure, in epoche passate, il Carnevale Romano era uno degli eventi più attesi in città. Un evento che faceva registrare un vero boom di turisti e visitatori.

Sin dal XII secolo, infatti, si tenevano, in occasione del carnevale, palii, giostre, duelli e spettacoli di tauromachia al monte Testaccio e a Piazza Navona. Ma sarà solo con l'avvento al soglio pontificio di papa Paolo II Barbo (1464-1471) e con il relativo spostamento della sua residenza nel palazzetto di San Marco a Piazza Venezia, che il luogo centrale del carnevale diventerà la Via Lata (oggi via del Corso), con le sue famose corse dei cavalli berberi. Da allora fino al XIX secolo, il Carnevale Romano sarà uno degli eventi principali della città.

Questa tradizione si interromperà bruscamente nel 1874, quando la corsa dei cavalli terminerà con un tragico incidente mortale. Questo spiacevole episodio diede ai nuovi regnanti l'alibi di far concludere una tradizione secolare, simbolo del potere temporale dei Papi, che con tanta fatica stavano cercando di cancellare. Da quel momento le trasgressioni carnascialesche si nascosero nei palazzi, lontano dagli occhi della nuova classe dirigente. Vennero mantenute le maschere, ma il più, ormai, era svanito.

Di quei fasti, però, rimangono molte testimonianze: opere pittoriche, racconti dei visitatori, molti dei quali illustri, attraverso i quali possiamo ripercorrere gli eventi principali di questa festa.

Il segnale d'inizio della festa era dato da una cerimonia ufficiale, le cui forme, pur mutando e affinandosi nei secoli, mantengono lo stesso significato dal Medioevo fino all'Ottocento: il corteo dei maggiorenti e l'omaggio a Roma. In Campidoglio una deputazione di ebrei entrava e chiedeva il permesso di poter abitare ancora un anno nel quartiere della città a loro assegnato, il Ghetto. Accordato il permesso, il Senatore saliva sulla carrozza e le campane del Campidoglio annunciavano che il Carnevale era cominciato. Dal Campidoglio il corteo del Senatore scendeva verso Piazza Venezia e prendeva via del Corso, il luogo principale della festa.

Da tutti i numerosi balconi, dai più alti e remoti non meno che da quelli più bassi e vicini, vivissimi drappeggi verdi, rossi e azzurri e festoni bianchi e dorati ondeggiavano nel magnifico sole.  Dalle finestre, dai parapetti, dai tetti pendevano fluttuando sulla via bandiere dai colori più accesi, coperte dalle tinte più vistose e scintillanti. Le case sembravano letteralmente svuotate, con tutta l'allegria sciorinata nella strada.

Charles Dickens, Visioni d'Italia

Le corse

Un elemento centrale e ricorrente nel rito del carnevale è rappresentato dalle gare. Fin dal Medioevo si svolgevano giostre, corse, battaglie per divertimento. Molto popolari sono all'inizio le tauromachie (che si svolgevano a Testaccio), le corse dei cavalli e le gare podistiche di diverso tipo. Esistevano, infatti, le corse di giovani, dei vecchi, dei bambini, degli ebrei, dei cavalli, degli  asini e dei  bufali, tutte con ricchi premi in palio.

Ma con il passar del tempo solo una ne sopravvivrà: la corsa dei cavalli barberi. Questi erano cavalli senza fantino, lasciati liberi di correre per via del Corso, in mezzo a due ali di folla urlante. Le gare si svolgono quasi ogni giorno del carnevale, sempre sullo stesso percorso: si partiva da Piazza del Popolo con la "mossa" (ad un segnale stabilito veniva lasciata la corda che tratteneva i cavalli), dopo di che i cavalli correvano all'impazzata lungo via del Corso fino a Piazza Venezia, dove la gara si concludeva con la "ripresa" (veniva steso da un lato all'altro della piazza un telone per fermare i cavalli). Era uno spettacolo caotico, violento e fulmineo, ma il più atteso.

...i cavalli vengono condotti da palafrenieri in costumi di gala negli stalli sorteggiati, al di là della corda. Non portano finimenti né alcuna copertura. Qua e là sul corpo vengono loro attaccate, mediante cordicelle, delle pallottole irte di punte, e fino all'ultimo momento si ricoprono le parti, sulle quali le spallucce devono agire come di sprone, con pezzi di cuoio; vi si incollano anche grandi lamine d'oro falso

                                                                          Johann Wolfang Goethe, Viaggio in Italia  

I "moccoletti" e la fine del Carnevale

La sera dei "moccoletti" era forse il momento più tipico della festa romana dell'Ottocento, l'appuntamento che rende diversa dal Carnevale che si svolge in altre città. Per sancire la fine del Carnevale e l'inizio della Quaresima, appena calava il buio, ognuno si dotava di una candela di cera o di carta e, secondo il rito, si doveva cercare di spegnere il moccoletto degli altri. Chi rimaneva senza luce doveva mostrare il suo volto.

Appena cala la notte sul Corso [...] ecco apparire qua e là dei lumi alle finestre, altri accennare sui palchi e, in pochi momenti, diffondersi all'intorno un tal fuoco che tutta la via appare rischiarata come da ceri ardenti. I balconi si adornano di lampioni di carta trasparente, tutti espongono le loro torce alle finestre, tutte le tribune sono illuminate e anche l'interno delle vetture presenta uno spettacolo grazioso [...] A questo punto ognuno si fa un dovere di portare in mano un moccolo acceso e da tutte le parti echeggia l'interruzione favorita dai romani: "Sia ammazzato! Sia ammazzato chi non porta il moccolo!" grida l'uno all'altro, cercando ognuno di spegnere con un soffio il lume avversario [...] tutte le classi, tutte le età sono in armi l'una contro l'altra. Si sale sopra il predellino delle vetture: non c'è lume appeso che sia sicuro

Johann Wolfang Goethe, Viaggio in Italia   

Il gioco carnevalesco non potrebbe finire in modo più plateale, più intrigante, più coinvolgente...in attesa che tutto fosse ricominciato il prossimo anno!

 

Alessia e Benedetta